Non posto da un anno, quasi esatto...anche qualcosa di più.
Il 2021 ci ha un po' maltrattati, come ha fatto con tanti altri, e la voglia di scrivere non è che si facesse sentire più di tanto.
Però c'è stata la Sardegna e per quanto sia sempre un'esperienza al limite del traumatico, la Sardegna è un rito che va rispettato.
E pure il post che ne segue. Non fosse altro perchè alla Zia Gabry, nella sua magione Sassarese, piace leggerlo
E visto che la zia Gabry capisce, comprende e condivide le mie ansie estive, inizierò queste righe con una constatazione che già da sola basta a migliorarmi l'umore.
Anche l'estate 2021 è volta, finalmente, al termine.
Ormai il fresco autunnale è lì, dietro l'angolo e gli affanni da calura sono ormai alle spalle.
Il giro di boa, per me, è sempre al rientro dalle famigerate e temutissime ferie in Sardegna che anche quest'anno sono state costellate di sole, mare limpido, ombrelloni, sabbia fine e caldo
Tanto caldo.
Così tanto che più volte mi sono chiesta se sarei arrivata a vedere un nuovo Natale o non mi sarei liquefatta prima. Un caldo tale che in dieci giorni ho finito con il fare ben QUATTRO bagni in mare, io, che normalmente mi bagno solo per fare una fotografia con Sonia da lasciare ad imperitura memoria del mio impegno vacanziero e trascorro il resto delle vacanze arrotolata sotto l'ombrellone come un ragno nella tana.
Per fortuna anni a lamentarmi, borbottare, scocciarmi e soprattutto scocciare gli altri iniziano a dare i loro frutti dimostrando che la perseveranza è un'arma spesso, ingiustamente, sottovalutata.
Giovanni, prostrato nel fisico e ancor più nello spirito da una pandemia e dodici anni di lagne ininterrotte ha deciso di adottare un approccio alternativo alla questione ferie proponendomi di dimezzare la condanna.
A me e soprattutto ai poveretti che con me avrebbero dovuto condividere tempo e spazi.
Lui e Sonia sono partiti da soli, in anticipo e io li ho raggiunti solo per l'ultima settimana di vacanza.
Quando, lo scorso anno, Sonia e Fatma sono andate in villeggiatura da mia suocera io non è che me la sia passata così male. So che una madre per bene si strugge per ogni secondo lontano dalla prole e io un po' di nostalgia l'ho avuta, lo giuro, ma visto che non erano state rapite un gruppo di guerriglieri e non rischiavano la vita disinnescando mine antiuomo ho ritenuto doveroso godermi la quiete che mi era stata regalata.
Solo che questa volta, con un colpo da maestro, mi sono liberata anche del coniuge.
E siamo franchi: un marito è molto peggio di un bambino.
Peggio senza appello. Come la siccità è peggio di un clima temperato e il mio polpettone è peggio di quello di mia madre.
E' un giudizio insindacabile.
Un marito è colui che continua, ad intervalli regolari, a chiederti dove sono le calze pulite.
E ogni volta lo fa con la stessa sincera curiosità.
Come se davvero pensasse che qualcuno gliele abbia nascoste nonostante le calze vengano messe sempre nello stesso cassetto da almeno un paio di lustri.
Un marito è uno che non distingue uno spremi aglio da un pelapatate. Che tu gli faresti sbucciare due teste d'aglio con la mandolina solo per goderti lo spettacolo.
E' uno che nonostante ti abbia aiutato a farlo almeno seimila volte ancora non ha capito come si piegano i lenzuoli con gli angoli.
Quindi non biasimatemi se a vederlo salire in macchina e partire alla volta della terra natia non sono stata presa dallo sconforto.
L'unico, tragico terrore, quello vero, mi ha presa quando dal porto hanno annunciato sei ore di ritardo sulla partenza del traghetto
Il rischio di non potermi liberare di loro mi ha ghiacciato il sangue.
Quando alle tre del mattino li hanno finalmente fatti salire in nave mi sono addormentata beata come un gatto che ha mangiato il topo.
Come ho passato il primo giorno di senza famiglia? Patatine, divano e serie TV su Netflix.
Praticamente meglio che un giro in deltaplano
E quando poi sono atterrata ad Alghero, a 38 gradi all'ombra, con l'umidità che mi si arrampicava su per i capelli e il sole a picco sopra la testa, l'ho fatto con la consapevolezza che il supplizio non sarebbe durato a lungo.
A darmi forza il pensiero della cucina di Chicco, degli aperitivi di mia suocera e del dolce della sera di ferragosto (grazie Zia Gabry, che prepari il tiramisù in una teglia grossa come un lavandino e ti stupisci sinceramente che a noi sembri un tantino sovradosato...)
Prova bilancia al mio rientro?
Magari un'altra volta.