...e si, va fatto!
Perchè come tutte le persone senza figli ho sempre pensato che la maternità fosse cosa di facile gestione.
Un po' come i singles che dispensano consigli di coppia a destra e a manca, come gli studenti che credono di poter pontificare sul mondo del lavoro, come gli astemi che spiegano come liberarsi dell'alcolismo.
Pensavo davvero bastasse leggere un sacco di libri, decidere a tavolino che tipo di genitore volessi essere e poi attenermi al piano.
Insomma che ci vuole? Tu comandi e il pargolo obbedisce. Tu insegni e lui impara.
Che stolta.
Fare i genitori è come andare in guerra.
Ogni giorno.
Sono madre da meno di due mesi e già il senso di inadeguatezza mi attanaglia.
Dopo essermi preparata divorando libri, articoli, riviste e pattugliando ogni intervento social destinato alla maternità ho ottenuto il solo risultato di scoprire che non so proprio niente.
Voglio dire, qui si sbaglia.
Sempre.
Quando sono permissiva mi sento sulle spalle la futura responsabilità di aver cresciuto una figlia senza spina dorsale e incapace di affrontare le avverstità. Allora decido di essere "severa, ma giusta" ed ecco che lo spettro della Signorina Rottenmeier che tormenta la povera Heidi, mi perseguita la notte.
Per altro chi abbia passato più di sette minuti a cercare di far fare i compiti al proprio figlio SA che la Rottermaier aveva ragione!! Un bambino in quei momenti saprebbe far saltare i nervi ad un santo.
E a proposito di far saltare i nervi, vogliamo parlare della regina di tutte le risposte infantili?
Qualsiasi cosa tu chieda, ordini, suggerisca o pretenda la prima risposta che otterrai sarà sempre e comunque: "un attimo"!
Dovrebbero scrivere un capitolo apposta su ogni libro di educazione infantile.
Ora, a questo riguardo non mi resta che fare ammenda pubblica e chiedere scusa a mia madre per le sofferenze psicologiche che le ho involontariamente causato e ringraziarla per non avermi ammazzato ad ogni "un attimo" pronunciato.
"Mamma perdonami: non sapevo cosa (ti) stavo facendo"
Improvvisamente, invece, comprendo perchè ogni madre che io conosca non fa che parlare della abitudini alimentari della propria progenie.
Io, presuntuosa che non sono altro, pensavo fosse per carenza di altri argomenti.
E invece no. E' necessità: perchè a tavola si combattono guerre degne dello sbarco in Normandia.
E tu devi sfogarti con qualcuno (nella recondita speranza di scoprire che se la passa peggio di te, aggiungerei)!
Si passano ore a chiedersi come nutrire la creatura e non sai mai se è tanto o poco. Se tua figlia morirà per carenza di vitamine, perchè non hai il coraggio di spingerle il polpettone (o altra verdura) in gola usando un imbuto o se non si troverà a lottare contro l'obesità a 15 anni perchè l'hai riempita come un tacchino.
Pure la doccia è un terreno scivoloso che immagino scateni in mia figlia conflitti interiori alla Jekyll e Hyde: per infilarla in acqua è necessaria la giusta alchimia tra lusinghe e minacce di morte e per farla uscire ci vorrebbe un'incursione armata.
E non mi dilungherò sui capelli, basti dire che fare due dannati codini simmetrici è un'operazione che
fa sembrare la cardiochirurgia una bazzecola.
Ma tranquilli, non mi sto lamentando: dopotutto fare i genitori è più avventuroso che scalare l'Everest e sono certa dia pure soddisfazioni più grandi.
E poi, come ha detto una volta mia madre, i figli danno dipendenza.
Una volta che li provi non puoi più farne a meno.