lunedì 12 settembre 2016

Si va in Francia

(Settimana 36: dal 5 all'11 Settembre)

Dopo il successo dello scorso anno, io e Gio abbiamo subito deciso di bissare l’esperienza e sabato scorso siamo partiti per la nostra gita in pullman con la Croce di Pino.
Che detto così può sembrare davvero poco avventuroso, lo so.
E anche a raccontarlo più nel dettaglio la prima impressione non può che essere confermata.
Il viaggio annuale della PA di Pino Soprano non è paragonabile allo scalare il monte Bianco o ad una traversata del deserto del Sahara. Ad organizzarlo è (come per i peggiori bamboccioni italiani) mia madre e sull'autobus l’età media è più vicina ai settanta che ai sessanta. Immagino manchi soltanto la vendita di pentole durante il tragitto per realizzare gli stereotipi peggiori.
Eppure la brutale realtà è che i tre quarti dei partecipanti avevano una vitalità doppia della nostra. In pullman, mentre noi sonnecchiavamo stroncati dalla sveglia all'alba loro  hanno fatto più confusione di una scolaresca in prima media hanno mangiato e  bevuto con più slancio di noi (anche se Gio, alle prese con una bistecca regala sempre performance al limite della perfezione)  e mentre dopocena noi siamo saliti in camera a riposare loro hanno passato la sera a zonzo per la città.
Quindi, messo agli atti che in realtà siamo noi quelli che vanno a  rimorchio, va detto che ci siamo divertiti davvero tanto. Abbiamo visitato un bel pezzo della Francia meridionale, scattato fotografie, ci siamo fatti scarrozzare da un punto panoramico all'altro e per due giorni abbiamo smesso di pensare ad adozione, lavoro, macchina da riparare e mobili da comprare.

E fa bene tralasciare le cose serie ogni tanto.

Prima tappa Cassis e una escursione in barca per vedere le Calanques. Peccato che un'ora in barca, seppure a vedere paesaggi spettacolari sia ampiamente deleteria per una che soffre il mal di mare anche su un pedalò.








Poi la mia preferita: Castellet, che in effetti non è molto diversa dai paesini che abbiamo visitato lo scorso anno nei nostri giri sulle vie della lavanda, persino il nome è simile...
Ma che dire, la Provenza rappresenta in pieno il mio ideale di bellezza, quindi ben vengano cittadine dal centro minuscolo, casette di pietra, persiane di legno, gatti acciambellati sulle finestre, piazzette che sembrano uscite dritte da un libro illustrato e insegne in ferro battuto, ceramiche decorate a mano, profumi, lini e cotoni a far mostra di sè ad ogni angolo di strada.







Domenica siamo tornati sul mare a Villa Ephrussi e il suo fantasmagorico giardino.
Non si capisce perchè una negata per la vita all'aria aperta come me finisca per andare in estasi di fronte ad un giardino ben curato.
A casa mia riesco ad ammazzare persino le piante grasse e se non fosse per l'intervento di mia madre neppure il rosmarino rachitico sul mio balcone  sarebbe ancora vivo, ma se vedo un'aiuola ben curata mi tramuto nella più ossessiva delle fotografe. Qui ho completamente disdegnato la villa, ma avrei fotografato ogni sassolino, scala e fiorellino dello splendido guardino.


E per finire tappa a Mentone dove tra un profumo, una ceramica e ceste di saponette aromatizzate abbiamo aspettato l'ora di tornare a casa (e dove io Gio e qualche altro eroico passeggero abbiamo vergognosamente perso la nostra battaglia con un bagno pubblico che fino a pochi minuti prima aveva funzionato perfettamente e che ha rischiato di farci perdere il pullman).


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